venerdì, 29 Marzo 2024
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L’ANTICA ALESSANDRIA D’EGITTO IN 3D

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Durante la sua fulgida vita, Alessandro Magno fondò oltre 70  nuove città, sparse dall’Africa all’Asia. La piccola città portuale egiziana di Rhacotis, con il suo porto naturale e la vicinanza al delta del Nilo, era uno di quegli insediamenti ‘scelti’ e fu così ribattezzata Alessandria nel 331 a.C.

Oltre al nuovo nome, il piccolo porto fu dotato anche da un nuovo borgo abitativo, costruito accanto alla città vecchia, urbanisticamente concepito da Alessandro stesso. Circa 300 anni dopo la sua ri-fondazione, Strabone scrisse: “[…] La città ha magnifici quartieri pubblici e palazzi reali che coprono un quarto o addirittura un terzo dell’intera area. Proprio come ognuno dei re, dall’amore per lo splendore, avrebbe aggiunto qualche ornamento ai monumenti pubblici, così si sarebbe provveduto a proprie spese con una residenza in aggiunta a quelle già esistenti”.

Alessandria era una fiorente città nel I secolo a.C., conosciuta per il grande Tempio di Serapide che era annesso alla Grande Biblioteca di Alessandria. Mentre la città si assicurava il suo status culturale come un grande centro di apprendimento, ha anche dato prova della sua gloria commerciale grazie a Pharos, un faro costruito su un’isola dalla polis e considerato come una delle antiche Sette meraviglie del mondo antico.

Nella ricostruzione 3D seguente è possibile ammirare l’architettura di Alessandria di quel periodo, intorno al 51 a.C.

Dopo la caduta di Cartagine (nel 146 a.C.), Alessandria è stata dominata dalla sfera d’influenza romana  fino ad arrivare, nell’80 a.C., con buona parte della città passata sotto il potere nominale romano. In ogni caso, intorno al 51 a.C., i Tolomei (la dinastia di Cleopatra) avevano ancora il controllo sull’Egitto ma aprirono la strada al loro amaro abbandono in due successive guerre civili romane.

Nel 30 a.C., il loro intero regno egiziano fu annesso formalmente a Roma e Alessandria fu dichiarata come una capitale della provincia dell’Impero Romano. La città, tuttavia, continuò a prosperare come la seconda più grande metropoli dell’impero e si evolse come uno dei centri classici di apprendimento delle discipline greche, come la filosofia e la matematica, fino al IV secolo d.C.

Una delle più grandi biblioteche dei tempi antichi, la Grande Biblioteca di Alessandria, era dedicata alle Muse, le nove dee dell’arte. Nonostante la sua eminenza, la fondazione della grande biblioteca è ancora persa nella leggenda, con la maggior parte degli studiosi concordi nell’affermare che l’imponente istituzione fu inizialmente fondata da Tolomeo I (305-285 a.C.), ma completata durante il regno di Tolomeo II (285-246 a.C.).

Fu quest’ultimo sovrano a prendere la brillante iniziativa di invitare altri monarchi a contribuire, con i loro libri e tomi, alla costituzione culturale della biblioteca.

La ricerca dei testi, in alcuni casi, è quasi diventata ossessiva, con perquisizioni e confische o copie immediate di rotoli di papiro presenti in ogni nave commerciale ispezionata dalle autorità egiziane.  In altre occasioni, i membri della famiglia reale egiziana hanno sponsorizzato viaggi speciali verso importanti fiere del libro ad Atene e Rodi per l’acquisizione di vari rari esemplari di opere letterarie.

Un episodio significativo è menzionato dal medico Galeno di Pergamo che narra come Tolomeo III pagò quindici talenti, 1.000 libbre di metallo prezioso, agli Ateniesi per aver procurato alcuni orginali di Eschilo, Sofocle ed Euripide da copiare ma mai restituiti.

La Grande Biblioteca di Alessandria, dunque, era una struttura imponente, sia architettonicamente che a livello di testi conservati, con varie stime che indicavano che poteva contenere oltre mezzo milione di rotoli. Anche Marco Antonio ha contribuito a questo inestimabile tesoro regalando a Cleopatra oltre 200.000 libri per la Biblioteca Reale.

Architettonicamente, la struttura della biblioteca era collegata al Serapion, il magnifico Tempio di Serapide. Presentando una brillante fusione di elementi architettonici egiziani e greci, il campus vantava varie caratteristiche spaziali, tra cui stanze specifiche per la lettura e la ristorazione, sale conferenze, giardini, passerelle colonnate e, naturalmente, la grande sala con la sua gamma di scaffalature organizzate.

Con molta probabilità, la biblioteca sarebbe stata elemento di un complesso più grande e più importante che apparteneva all’istituzione del Musaeum di Alessandria, l’Istituto delle Muse. Il Musaeum era il punto focale per l’apprendimento di varie discipline, come le scuole filosofiche, con un’accademia platonica, le scuole di musica e poesia e la biblioteca con il suo magazzino per una moltitudine di tomi.

Fonti antiche e moderne identificano quattro possibili occasioni dove sarebbe potuta intervenire una distruzione parziale o totale della Biblioteca: l’incendio del 48 a.C. di Giulio Cesare; l’attacco di Aureliano intorno al 270 d.C.; il decreto di Teodosio I del 391 d.C.; la conquista araba del 642 d.C.

Alessandria non era solo la Grande biblioteca: uno dei rari esempi di architettura greca che andava oltre la dimensione umana a dimensioni divine era il Faro di Alessandria, eretto sull’isola di Pharos durante il regno di Tolomeo I Soter: in quel periodo potrebbe essere stata la più alta struttura nel mondo antico che alcune fonti letterarie stobiliscono in circa 115 metri.

Il Faro di Alessandria, costruito con blocchi di pietra chiari, era diviso in tre registri: la sezione quadrata più in basso e più ampia aveva con quattro enormi facciate; la sezione centrale con piano ottagonale e la parte superiore, la sezione più leggera, con piano circolare.

La funzionalità dell’enorme struttura era correlata a questo livello superiore dove uno specchio installato sopra di esso rifletteva la luce solare durante il giorno o il fuoco che si accendeva durante la notte. Ogni blocco era comunque legato a quello sottostante o a quello superiore da una colata di piombo fuso in modo da resistere alla forza dalle onde del mare o a piccoli terremoti.

Il Faro di Alessandria rimase in piedi fino a quando due terremoti, nel 1303 e nel 1323, lo ridussero in macerie. Nel 1994, gli archeologi hanno localizzato alcuni dei resti del faro nel porto di Alessandria, mentre altri ne sono stati recentemente individuati utilizzando l’imaging remoto.

Alcuni resti del Faro furono usati anche nella costruzione di Fort Qaitbey nel XV secolo, ancora oggi esistente.

Daniele Mancini

Per ulteriori info: Ancient History Encyclopedia / University of Chicago

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