venerdì, 29 Marzo 2024
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La Turchia archeologica vista da un… fisico! (seconda parte)

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Continua il racconto del viaggio in Turchia della mia amica Maria Assunta. Ecco la seconda parte. Per la prima parte, cliccare qui.

<<Salto la parte della Cappadocia, del “Cammino delle fate” e delle città sotterranee che quasi tutti quelli che vanno in questa regione visitano ma mi porto oltre, in un posto inimmaginabile o perlomeno lo era per me fino a prima che lo vedessi.

Una lunga tappa è prevista per arrivarci, circa 570 Km che dovevamo percorrere in circa 11 ore, ma a causa dei lavori in corso, sono state quasi 16!! Salite a dismisura su strade non asfaltate, temperatura di circa 50 gradi con finestrini chiusi per la polvere, aria condizionata spenta altrimenti il povero pulmino avrebbe fuso!!! Abbiamo fatto alcune soste in una delle quali l’autista ha chiesto di riaprire un negozietto di pane per farci mangiare. Dovevamo fare proprio pena a quel fornaio! Intanto riprendiamo il viaggio e finalmente un benzinaio. Neanche a dirlo l’autista si ferma, fa benzina e fissato com’è per la pulizia del suo pulmino, lo lava… e noi lì, mentre aspettiamo, entriamo in una specie di baracca- ristorante. Immaginate un gruppo di 14 donne con soli 2 uomini a seguito entrare in un posto pubblico dove sono solo uomini seduti a mangiare: tutti ci guardano e si alzano per farci posto e, non avendo un menù da mostrarci, fanno entrare in cucina solo i due uomini per far assaggiare le pietanze che avevano a disposizione. Naturalmente nessuno parlava una lingua comprensibile ma, come al solito, la lingua non è un problema. I ragazzi tornano ed hanno ordinato per tutti la stessa cosa: agnello al sugo, pane e vari contorni.

Il cibo era ottimo e a buon prezzo, tanto che pure l’autista si siede a condividere le pietanze con noi. Risaliamo sul pulmino e ci aspettano ancora ore di viaggio, ma non lo sappiamo e, ormai buio e stravolti, avvistiamo un paesello sulla montagna ed arriviamo in un hotel “essenziale” ma pulito dove ci fanno cenare a tempo di record perché l’indomani, alle due di notte, dobbiamo alzarci per l’escursione in montagna. Io ero indecisa se andare o meno, ma alla fine mi sono detta “se sono arrivata fin qui per vedere non so cosa…deve valerne la pena”!

E meno male! Lo rifarei altre cento volte! Intanto prendiamo il pulmino che ci accompagna all’ingresso del sito. Iniziamo l’ascesa su un monte quasi al buio con le sole lampade frontali ed una torcia che ci illumina il sentiero. Ogni tanto una piccola sosta per riprendere fiato, ma c’è un po’ di freddo ed il vento della notte è gelido e iniziamo a coprirci con i pile ed i k-way; saliamo sempre più in alto, fino a circa 2150 m.

Finalmente scorgiamo, illuminati solo dalla luce lunare, delle teste gigantesche appoggiate su un piccolo spiazzo fatto apposta per lo scopo. La guida inizia a spiegare, ma è impossibile rimanere fermi ad ascoltare sia per il vento che per il freddo. Iniziamo a girovagare, è meraviglioso scorgere l’alba da lassù, indimenticabile! La fatica, la levataccia ed il freddo, valgono di gran lunga lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi. Nemrut Dagi è il posto di cui vi sto parlando. Naturalmente impossibile visitarlo di giorno con temperature elevatissime d’estate e rigidissime d’inverno, senza un riparo, su di una montagna brulla a quell’altitudine!

Un posto dove prevale la natura e credo sia stato creato apposta visto che si tratta di una tomba di un re: la tomba santuario del re Antioco I di Commagene (riportata alla luce nel corso di scavi effettuati dalla American School of Oriental Researches diretti da Theresa Goell nel 1953, ndr). Ci sono tre terrazze: quella a nord costruita per non chiari motivi, ma quelle a Est e a Ovest sono state costruite dal re affiché la luce del sole, sia all’alba che al tramonto, illuminasse la sua tomba.

Dopo aver scattato foto e goduto del posto assolutamente incredibile, cominciamo la discesa ma ci accorgiamo che, guardando giù dalla montagna, le prime luci dell’alba ci illuminano un corso d’acqua, un fiume lungo e quasi asciutto, ma leggendario: eh si, è proprio la Valle dell’Eufrate quella che scorgiamo sotto i nostri occhi!!! Brividi! Uno dei due fiumi dell’antica Mesopotamia!

Quando ho studiato la storia, e parlo di quella antica, non sono riuscita ad immaginare i posti anche avendoli ben in mente. Foto, cartine, reperti non rendono purtroppo l’idea e non mi hanno mai fatto emozionare. Anzi la storia, a scuola, non mi piaceva affatto, ma qui, abbinata a viaggi, la mia passione da sempre, ed alla mia curiosità, scopro che è una materia affascinante e coinvolgente e che vale la pena soffermarsi e “perderci tempo”  per scoprire popoli, uomini e civiltà che prima di noi hanno abitato il nostro Pianeta>>.

Al contrario di Maria Assunta, la storia mi ha sempre affascinato e sono felice che Maria Assunta sia riuscita a cambiare idea…

Grazie Maria Assunta, ti aspettiamo per il prossimo… viaggio!

Daniele Mancini – Maria Assunta Maccarone

Le foto sono di Maria Assunta Maccarone

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