mercoledì, 24 Aprile 2024
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LA CADUTA DELLA CITTA’ MAYA DI MAYAPAN PROVOCATA DA CONFLITTI CIVILI E SICCITA’

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Un lungo periodo di turbolenze nella città maya di Mayapan, nella regione messicana dello Yucatan, è stato caratterizzato da declino demografico, rivalità politiche e conflitti civili. Tra il 1441 e il 1461 d.C. il conflitto raggiunse uno sfortunato crescendo completato con il completo crollo istituzionale e l’abbandono della città. Tutto ciò, però, è avvenuto durante un prolungato periodo di siccità.

Una nuova ricerca condotta dell’antropologo Douglas Kennett della UC Santa Barbara, pubblicata sulla rivista sulla rivista Nature Communications, coadiuvata da archeologi, storici, geografi e scienziati della terra, suggerisce che la siccità potrebbe aver alimentato il conflitto civile che ha generato violenza, che a sua volta ha portato alle instabilità istituzionali che hanno accelerato il crollo.

Questo lavoro multidisciplinare, hanno affermato i ricercatori, evidenzia l’importanza di comprendere le complesse relazioni tra i sistemi naturali e sociali, soprattutto quando si valuta il ruolo dei cambiamenti climatici nell’esacerbare le tensioni politiche interne e la faziosità nelle aree in cui la siccità porta all’insicurezza alimentare.

Kennet ritiene di aver individuato relazioni complesse tra il cambiamento climatico e la stabilità/instabilità della società a livello regionale: il conflitto civile indotto dalla siccità avrebbe avuto un impatto locale devastante sull’integrità delle istituzioni statali di Mayapan, progettate per mantenere l’ordine sociale. Tuttavia, la frammentazione delle popolazioni a Mayapan ha portato a una riorganizzazione della popolazione e della società che è stata altamente resiliente per cento anni fino all’arrivo degli spagnoli sulle rive dello Yucatan.

I ricercatori hanno esaminato i dati archeologici e storici di Mayapan, inclusi i record di isotopi, dati al radiocarbonio e sequenze di DNA di resti umani, per documentare l’intervallo di disordini tra il 1400 e il 1450 d.C. Hanno quindi utilizzato lo storico dei dati climatici regionali e li hanno combinato con i dati desunti dai depositi prelevati dalle grotte sotto la città. Ne sono emersi una grave vulnerabilità sociale nel contesto di siccità prolungate occorse durante questo intervallo provocando instabilità istituzionali, frammentazione della popolazione ed emigrazione in altre zone della regione.

Le vulnerabilità rivelate nei dati, hanno scoperto i ricercatori, erano radicate nella dipendenza dei Maya dall’agricoltura di mais alimentata dalle piogge, nella mancanza di stoccaggio centralizzato del grano a lungo termine, nella mancanza di investimenti minimi nell’irrigazione e in un sistema sociopolitico guidato da famiglie d’élite in competizione con ampi interessi politici.

Gli autori sostengono che le difficoltà a lungo termine causate dal clima hanno provocato tensioni  che sono state alimentate da personaggi politici le cui azioni sono culminate in violenza politica che ha interessato Mayapan e il suo territorio di competenza.

Tuttavia, significativamente, anche una rete di piccoli stati maya si è dimostrata resiliente, dopo il crollo di Mayapan, migrando, dunque, attraverso la regione verso città ancora fiorenti. Nonostante il decentramento, gli impatti commerciali, gli sconvolgimenti politici e altre sfide, si osserva nello studio, le popolazioni si adattarono e persistettero fino all’inizio del XVI secolo, mostrando la complessità delle risposte umane alla siccità nella penisola dello Yucatan in quel  particolare momento, una considerazione importante per il futuro e per il passato, in ogni luogo del mondo.

Kennett ribadisce ancora una volta che documenti archeologici e storici forniscono lezioni dal passato e sulle potenziali vulnerabilità nei sistemi sociopolitici: oggi, però, avremmomolte più informazioni sul clima della nostra Terra da poter sfruttare.

Questo blog si è già recentemente occupato di Maya e siccità in un periodo precedente a quello trattato oggi.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Università della California – Santa Barbara

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