venerdì, 19 Aprile 2024
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INDIVIDUATE TRACCE DELLA NEOLITIZZAZIONE DEL CAUCASO MERIDIONALE DAL VI MILLENNIO A.C.

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Il Neolitico, caratterizzato dall’adozione di uno stile di vita agro-pastorale sedentario tra gli esseri umani, si sviluppò tardi nella regione del Caucaso meridionale, con le tracce più antiche che risalgono all’inizio del VI millennio a.C., quasi 3.000 anni dopo il resto dell’intera Mezzaluna Fertile.

Le analisi genetiche effettuate sulle ossa di individui deposti in una una fossa funeraria comune nel sito di Mentesh Tepe, in Azerbaigian, effettuate da Céline Bon e Perle Guarino-Vignon, ricercatori del laboratorio Éco-Anthropologie (MNHN/CNRS) e dai loro colleghi, fanno luce sulla celebre transizione preistorica e mettono in risalto il ruolo dei movimenti di popolazione durante la neolitizzazione. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications Biology.

Il sito di Mentesh Tepe, situato nella valle del Kura, in Azerbaigian, appartiene alla Cultura Shomu-Shulaveri, che si distingue in particolare perle sue abitazioni circolari di mattoni di fango e per le sue ceramiche con decorazioni in rilievo. Al centro di questo sito, scavato tra il 2008 e il 2015 da un team franco-azerbaigiano, è stata rinvenuta un’intrigante sepoltura collettiva contenente una trentina di individui, principalmente donne e bambini, che suggerisce un evento drammatico come un’epidemia, una carestia o un incendio.

Un’analisi paleogenetica, effettuata sui membri di questa sepoltura, ha permesso di studiare il DNA di quattro individui (tre dei quali sono stati sequenziati i genomi appositamente nell’ambito di questo studio) e di rivelare legami di parentela. Tra loro, due adolescenti, sepolti l’uno nelle braccia dell’altro, si sono rivelati fratelli.

Lo studio, inoltre, accende una luce sui meccanismi della tarda neolitizzazione nella regione, processo che, in effetti, può essere il risultato sia di acculturazione, quando una popolazione si appropria delle innovazioni utilizzate da un gruppo vicino, come è avvenuto in Anatolia, sia di un processo di assimilazione, che comporta migrazioni e mescolanze di popolazioni, come è avvenuto in Europa.

Gli individui di questo sito, tuttavia, se condividono parte del loro patrimonio genetico con i cacciatori-raccoglitori precedentemente presenti nelle montagne del Caucaso, avevano ricevuto, per alcune generazioni (tra le dieci e le venti) un flusso di geni da gruppi affini, i primi contadini dell’Anatolia e della Mesopotamia. Questi risultati concordano con quelli dell’archeologia presenti ella Cultura neolitica Shomu-Shulaveri,

Il confronto con gruppi del Caucaso meridionale successivi a quello studiato in questa analisi mostra che alla fine del Neolitico si verificarono altri incroci, questa volta con gruppi del Caucaso settentrionale, e relativi alle popolazioni delle steppe presenti nell’Asia occidentale.

Lo studio di questo sito mostra, dunque, l’importanza dei movimenti di popolazione nella preistoria del Caucaso meridionale: questi fenomeni di migrazione e ibridazione sono all’origine della grande diversità etnica e culturale della regione.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: BMSAP

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