Uno studio isotopico sui resti umani provenienti dalle Grotte di Serinyà, in Catalogna, ha dimostrato che il pesce non era nella dieta dei cacciatori-raccoglitori dell’Europa meridionale di 27.000 anni fa.

I gruppi umani della Penisola iberica, nel periodo Tardo gravettiano, mangiavano principalmente piante e mammiferi terrestri come conigli, cervi e cavalli. Un team internazionale di ricercatori è stato in grado di determinarlo sulla base di uno studio isotopico di fossili umani delle grotte catalane.

I risultati dell’indagine, condotta da Dorothée Drucker, del Senckenberg Center for Human Evolution and Paleoenvironment (SHEP), dell’Università di Tubinga, e Joaquim Soler, dell‘Institut de Recerca Històrica presso l’Università di Girona, sono stati pubblicati nel Journal of Human Evolution.

Nel periodo gravettiano (33.000-25.000 anni prima di oggi), i cacciatori-raccoglitori mangiavano quanto la natura circostante mettesse a loro disposizione: dai mammut, nell’Europa centrale, ai cavalli e le renne, in Gran Bretagna, ai frutti di mare, sulle coste atlantiche o mediterranee di quelle che ora sono la Francia e l’Italia.

Durante l’ultimo massimo periodo glaciale (27.000-23.000 anni fa), il clima molto freddo e secco ha costretto i gruppi di ominidi a ritirarsi nelle regioni meridionali e le penisole iberica, italiana e greca erano sempre più popolate.

I resti di quattro individui di Serinyà, in Spagna, non sono stati studiati scientificamente e i ricercatori dell’Università di Girona hanno utilizzato la datazione al radiocarbonio per determinare che le ossa sono databili tra i 25.000-27.000 anni.

Il collagene, molto ben conservato dalle ossa, ha permesso ai ricercatori SHEP di Tubinga di eseguire anche analisi isotopiche per determinare ciò di cui gli individui si nutrivano.

Per la prima volta, il team di ricerca ha inoltre combinato questo con un nuovo metodo: in collaborazione con Yuichi Naito dell’Università di Nagoya in Giappone, i ricercatori hanno separato i singoli amminoacidi dal collagene e ne hanno analizzato la composizione isotopica. Gli autori affermano che è stato possibile risalire, in modo ancora più dettagliato, la dieta degli ominidi del Gravettiano, nella fattispecie proteine ​​vegetali, carne o pesce e persino quali specie di animali fossero consumate.

I risultati hanno mostrato che i quattro individui di Serinyà avevano una dieta basata sulle risorse di origine terrestre, piante e animali della regione, in particolare piccoli animali come i conigli. Gli isotopi degli amminoacidi hanno confermato che gli individui non mangiavano quasi nessuna tipologia di pesce, confutando la teoria che ipotizzava che gli ominidi, in questo periodo climaticamente rigido, dipendessero dalle risorse lacuali, fluviali o marine.

Dorothée Drucker sottolinea che con l’avanzare degli studi è possibile incrementare le informazioni sullo stile di vita e sulla dieta degli ominidi del Paleolitico: secondo i ricercatori, sembra che all’epoca, in alcune popolazioni, si praticasse poca pesca, anche in prossimità delle regioni costiere ma, in questo clima freddo, l’ambiente terrestre era abbastanza produttivo da sostenere i vari gruppi umani.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini