IL LACUS FUCINUS. DAL PALEOLITICO ALL’ENEOLITICO – ABSTRACT
Ho il piacere di pubblicare su questo blog e, in generale, rendere pubblico, uno studio realizzato qualche anno fa durante il mio ultimo percorso di studi, il Master Universitario biennale di II livello organizzato dall’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara nell’ambito del progetto EuroTECH. L’articolo non ha mai visto una luce pubblica ma desidero pubblicare su questi canali, partendo dall’abstact, alcune sezioni del lavoro intitolato IL LACUS FUCINUS. DAL PALEOLITICO ALL’ENEOLITICO, EVOLUZIONE PALETNOLOGICA DEL TERRITORIO DI UN LAGO SCOMPARSO.
Abstract
Fino a poco più di un secolo e mezzo fa, il Lacus Fucinus era il terzo lago più grande d’Italia, una depressione tettonica pliocenica con condizioni molto favorevoli per il popolamento umano.
Dall’area emersa per la bonifica del lago e dalla fascia dei terrazzi che lo circondavano si è sviluppata una vasta pianura oggi abitata da centinaia di migliaia di individui, un’area già ricca di pendii scoscesi e piane alluvionali. In questi luoghi, dai periodi preistorici e, in seguito, in quelli protostorici, grotte, ripari, insediamenti all’aperto, hanno permesso lo sviluppo di culture che hanno influito e sono state influenzate da quelle del resto della penisola.
Nei periodi oggetto di questo studio, il lago ha subito diversi abbassamenti e innalzamenti di livello, consentendo alle comunità di ominidi di vivere a seconda delle necessità, sfruttando quanto il territorio avesse di meglio da offrire e, solo grazie al proliferare degli studi nel corso dell’ultimo secolo, l’ampiezza dei depositi geologici e archeologici non sono più un mistero riservato ad appassionati paletnologi.
A 23.000 anni or sono è possibile attestare la frequentazione attiva dell’area fucense con ampia differenziazione delle attività di caccia e raccolta determinata dalle caratteristiche paleoecologiche del Fucino stesso e dalla posizione geografica del grande lago pleistocenico. Anche quella che potremmo definire “l’economia del Fucino” ha trovato terreno fertile tra i gruppi umani, cacciatori, pescatori e raccoglitori del Paleolitico e Mesolitico e, anche se le zone di approvvigionamento della materia prima principale, la selce, risultavano distanti, la produzione di pregevoli manufatti dalle forme geometriche mostrano l’intenso scambio culturale che il Fucino ha prodotto.
I cambiamenti ambientali avvenuti al termine dell’ultima glaciazione, che avevano determinato una trasformazione del sistema di sussistenza, il sopraggiungere di climi più temperati e il conseguente cambiamento dei livelli del lago, hanno concesso la possibilità di frequentare i livelli inferiori dei pendii attorno al bacino finanche alle zone piane più vicine alla nuova linea di riva, creando ulteriori possibilità di sviluppo umano, lasciando a grotte e ripari la funzione di luoghi cultuali e di sepoltura. Lo studio dei depositi neolitici ed eneolitici ha documentato la presenza di quelle culture ceramiche già ampiamente sviluppatesi anche nel resto dell’Abruzzo.
Ancora oggi, comunque, rimangono aperte numerose questioni riguardo le modalità del processo di neolitizzazione e lo sviluppo delle culture che hanno interessato il territorio abruzzese e fucense in particolare.
Lo studio si conclude con un repertorio georeferenziato, implementabile e di facile utilizzo, messo a disposizione di studiosi e neofiti affinché sia possibile conoscere il Lacus Fucinus e il suo territorio.
Seguiranno altri paragrafi dell’articolo.
Daniele Mancini
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