venerdì, 29 Marzo 2024
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Gli antichi turisti a Tebe, Egitto

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Proseguo il mio percorso di “esplorazione” insieme agli antichi viaggiatori e “turisti”che si recavano in Egitto per scoprire segreti e misteri di una terra che ha affascinato sempre tutti, viaggiatori e conquistatori! Oggi partiamo dalle origini, tornando indietro nel tempo rispetto a quanto pubblicato qualche giorno fa: https://www.danielemancini-archeologia.it/il-gigante-giovanni-battista-belzoni-gli-altri-e-la-valle-dei-re/

Buona lettura!

Uno dei due colossi fotografato da Frank Mason Good intorno ai primi del '900
Uno dei due colossi fotografato da Frank Mason Good intorno ai primi del ‘900

Sin dall’antichità il turismo ha fatto parte della vita della città di Tebe. Nel periodo dinastico i visitatori erano cosa comune e i graffiti sui monumenti e sui versanti collinari indicano che Tebe era una meta di viaggio frequente anche nel Periodo Tolemaico. Intorno alla metà del I secolo a.C. Tebe fu visitata dallo storico greco Diodoro Siculo, il quale annotò una conversazione con alcuni sacerdoti dei templi che gli parlarono delle tombe reali della Valle dei Re. Nonostante il sospetto che Diodoro, come tanti altri viaggiatori che in seguito si recarono in Egitto, possa avere incorporato nella sua Bibliotheca Historica le esperienze di altri, questo breve resoconto, uno spiraglio aperto sul mondo antico, è il primo documento letterario sulla Valle giunto fino a noi da quando i lavoratori egizi addetti alle tombe la lasciarono: “I sacerdoti dissero che nei loro archivi sono registrate quarantasette tombe di re, ma al tempo di Tolomeo, figlio di Lago, dicono che ne restavano soltanto diciassette, la maggior parte delle quali erano distrutte al tempo in cui visitammo quelle regione”.

Un altro scrittore dell’era classica, il geografo Strabone, visitò l’Alto Egitto circa settant’anni dopo Diodoro, con il suo amico Elio Gallo che dall’imperatore Augusto era stato nominato governatore dell’Egitto. I due viaggiarono risalendo la Valle del Nilo e a Tebe constatarono che: “Al di sopra del Memnonium, in caverne, sono le tombe dei Re, che sono scavate nella pietra; sono circa quaranta di numero, sono meravigliosamente costruite e un

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I Colossi di Memnone fotografati intorno al 1885 da Lekégian

o spettacolo degno di esser visto”. Benché Strabone ripeta in parte le informazioni di Diodoro, l’entusiasmo con cui descrive le tombe reali era certamente acquisito o di prima mano o dal diretto resoconto di un altro viaggiatore. Quello che Strabone chiama Memnonium è in realtà il bellissimo tempio funerario di Amenothep III che ancora oggi si erge sulla piana di Tebe Occidentale. Alcuni scrittori dell’era classica hanno identificato in questo rudere la Tomba di Memnone, anche se l’ubicazione più popolare per il luogo di sepoltura di questo mitico guerriero era proprio la Valle dei Re, posta a qualche chilometro di distanza. Qui le tombe erano chiamate Syrinx, ossia «zampogne da pastore», probabilmente perché i loro corridoi che si addentravano in profondità erano tutti di lunghezza diversa e facevano pensare ai giganteschi flauti di Pan. La tomba che si riteneva fosse di Memnone era quella di Ramses VI, un monumento spazioso e vivacemente colorato che sorgeva al centro della Valle. Forse il suono del titolo usato da molti re egizi, Mery Amun (beneamato di Ammon), aveva indotto a pensare al nome Memnone ad un turista greco in vena di far domande mentre si faceva ragguagliare sui monumenti dai sacerdoti del luogo.

Durante il Periodo Tolemaico Tebe era spesso in lotta contro i greci e i romani che governavano l’Egitto. Si combatterono battaglie nel 200 a.C., nel 130, nel 88-85, nel 30, e più tardi tra le armate di Alessandria e quelle di Tebe. Sebbene quest’ultima non abbia mai vinto in modo decisivo gli scontri, riuscì comunque a mantenere un grado sostanziale di autonomia per la maggior parte della sua storia dinastica. Le rivolte continuarono in Epoca Romana e i documenti indicano come molti monumenti siano stati danneggiati dalle battaglie che ne seguirono.

Geroglifico di Ramses IV circondato da graffiti copti
Geroglifico di Ramses IV circondato da graffiti copti

A partire dal II secolo d.C. il Cristianesimo divenne la religione predominante in Egitto, e tra il 451 e il 1065, quando gravi carestie colpirono il Paese decimandone la popolazione, molte tombe e templi tebani vennero trasformati in monasteri o in chiese e le statue e le raffigurazioni degli dèi pagani furono sfigurate. Fu l’inizio dello scempio dei monumenti dinastici a Tebe che purtroppo perdura tuttora. Dopo l’epoca copta, per oltre un millennio, Tebe visse un grave periodo di depressione economica e politica. Fino al XVIII secolo nessun testo fa alcun riferimento alla città, e andò perduta anche la sua esatta ubicazione. Nelle prime descrizioni di Tebe fatte dopo l’epoca classica, i viaggiatori arabi del Medioevo si soffermarono più sulle grandi ‘fabbriche’ locali di vasellame e sui mercati degli asini e dei cammelli che sui monumenti in rovina sparpagliati nelle piccole città. Anche in Europa la Valle dei Re, e perfino Tebe, erano scomparse dalla geografia e vivevano, come Troia e Micene, soltanto come elementi delle favolose leggende dei manoscritti classici.

 

Daniele Mancini

 

Per un approfondimento bibliografico:

DIODORO SICULO, Bibliotheca historica

NIMS, C. F., Thebes of the Pharahos: Pattern for every city, LONDRA 1965

ROMER, J., La Valle dei Re, MILANO, 1981

ROSETTI, L., (a cura di), Storie di Erodoto, ROMA, 1996

WEEKS, K. R., (a cura di), La Valle dei Re. Le Tombe e i Templi funerari di Tebe Ovest, VERCELLI, 2001

 

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