venerdì, 19 Aprile 2024
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FESTE, CARESTIE E RIVOLTE A POMPEI

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Nell’estate del 2017, sotto la conduzione di Massimo Osanna, è stata portata alla luce una tomba monumentale nell’area della Porta Stabia, a Pompei, durante i lavori di ristrutturazione di un edificio pubblico, costruito all’inizio del XIX secolo, che attualmente ospita gli uffici del Parco Archeologico.

La tomba fa parte di una necropoli che si è sviluppata accanto a un’importante porta nel settore a sud delle mura della città. In questa zona, nel XIX secolo, le indagini hanno portato alla luce anche una sezione di strada glareata e due tombe semicricolari a schola in tufo grigio, poste direttamente sul lato sinistro della strada, in uscita, su un terreno pubblico e quindi autorizzate dall’Ordo Decurionum.

I lavori di consolidamento degli scavi del XIX secolo, iniziati nel 2016, hanno portato alla riscoperta di una tomba monumentale parzialmente scavata e depredata con la più lunga epigrafe funeraria finora ritrovata.

L’iscrizione, lunga più di 4 metri con ben sette registri narrativi, pur non recando il nome del defunto, ne riporta in maniera dettagliata le tappe fondamentali della vita: dalla descrizione di una grande festa di maturità per un giovane ricco che ha raggiunto l’età di un cittadino adulto, alla descrizione delle attività munifiche che accompagnavano questo e altri eventi.

Secondo l’iscrizione, la grande festa includeva un banchetto che ha servito 6.840 persone e uno spettacolo in cui 416 gladiatori hanno combattuto per diversi giorni. L’epigrafe narra anche di tempi più duri, in cui una carestia, durata quattro anni e un altro spettacolo di gladiatori, si è conclusa con una rivolta pubblica,

Massimo Osanna, direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, ha pubblicato sulla rivista Journal of Roman Archaeology, della Cambridge University Press, lo scioglimento completo dell’epigrafe. Secondo Osanna, grazie all’iscrizione, è possibile risalire a diverse informazioni, tra cui quella di determinare quante persone abitavano Pompei.

Un banchetto del genere avrebbe, probabilmente, ospitato solo maschi adulti con diritti politici e quegli uomini rappresentavano tra il 27% e il 30% della popolazione di Pompei: Osanna stima che la popolazione totale di Pompei fosse di circa 30.000 persone. 

L’iscrizione narra di quando il defunto ha organizzato per un giovane uomo, divenuto abbastanza grande da indossare la “toga virilis” (una toga indossata da un maschio adulto), un enorme spettacolo di banchetti e gladiatori. Il banchetto è stato servito “su 456 triclini disposti su tre lati in modo che su ognuno di essi si potessero accomodare 15 persone”, recita l’iscrizione, come tradotta da Osanna. 

I Ludi gladiatori organizzati dal ricco cittadino “di tale grandiosità e magnificenza da poter essere paragonato a [quello di] una delle colonie più nobili fondate da Roma, poiché vi parteciparono 416 gladiatori”, recita l’iscrizione. Uno spettacolo di queste dimensioni avrebbe richiesto diversi giorni, osserva Osanna: se ogni gladiatore avesse combattuto uno contro uno, ci sarebbero stati 213 combattimenti separati!

L’iscrizione menziona anche di una carestia, durante la quale il defunto uomo ricco ha aiutato i suoi concittadini di Pompei vendendo grano a prezzi scontati e organizzando la distribuzione di pagnotte di pane gratuite. Un famoso mosaico di Pompei mostra tre persone, tra cui un bambino, in una bancarella in attesa di ottenere il pane e, secondo Osanna, è possibile che il mosaico mostri l’evento menzionato nell’iscrizione. 

L’iscrizione menziona anche una rivolta: appena 20 anni prima dell’eruzione del Vesuvio, nel 59 d.C., scoppiò una rivolta durante uno spettacolo di gladiatori. Lo storico romano Tacito (56-120 d.C.) ha menzionato questa rivolta nei suoi “Annali”.

… et, cum Caesar omnis familias ultra ducentesimum ab urbe ut abducerent iussisset, uni / huic ut Pompeios in patriam suam reduceret permisit …”.

Nella ricostruzione proposta da Osanna tale frase andrebbe tradotta così: “e poiché Cesare (l’imperatore Nerone, ndr) aveva dato ordine di deportare dalla città tutte le famiglie (condannate), concesse solo a costui di ricondurre in patria i Pompeii”. L’epigrafe identificherebbe quale ulteriore merito del defunto l’avere ottenuto, lui solo, dall’imperatore Nerone il rientro in patria dei pompeiani, un’indicazione dell’alta stima che Nerone sembra aver tenuto per quell’uomo. Osanna ritiene de che il nome e la posizione del ricco siano stati scolpiti in una parte della tomba, che ora è distrutta; fu saccheggiato nel XIX secolo. 

L’identità dell’uomo ricco potrebbe esserequella di Gnaeus Alleius Nigidius Maius, un uomo menzionato in altre iscrizioni di Pompei. Maius è descritto come un uomo di grande ricchezza e potere che visse intorno al 59 d.C. Da precedenti scavi archeologici, una tomba appartenente al padre adottivo di Maius, Marco Alleius Minius, si trova vicino alla tomba con l’iscrizione. 

La traduzione dell’iscrizione è preliminare, il dibattito è caldo e ulteriori studi potrebbero fornire ulteriori informazioni al riguardo e Osanna stesso ha evidenziato come la sua lettura costituisca semplicemente una proposta destinata ad essere discussa e approfondita riservandosi di modificarla in seguito egli stesso!

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Pompei

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