venerdì, 19 Aprile 2024
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ERUZIONI VULCANICHE IN ISLANDA HANNO INFLUENZATO LA CONVERSIONE AL CRISTIANESIMO?

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Islanda, terra di vulcani. Terra sempre martoriata da uno degli eventi naturali più spettacolari e disastrosi. Secondo un recente studio, una serie di eruzioni vulcaniche sconvolgenti occorse in Islanda durante il Medioevo potrebbero aver contribuito affinché le popolazioni locali si allontanassero dai culti pagani per convertirsi al Cristianesimo.

La scoperta è avvenuta grazie alla datazione precisa delle eruzioni vulcaniche avvenute circa due generazioni prima che il popolo islandese cambiasse religione confermando che questi catastrofici eventi avrebbero condotto la popolazione verso il culto monoteistico, spinti anche dalle catastrofiche predizioni indicate nel Voluspá, un famoso poema medievale che ha predetto che un’eruzione infuocata avrebbe aiutato a portare alla rovina degli dei pagani.

Gli storici, da tempo, hanno confermato che Vichinghi e Celti hanno colonizzato l’Islanda intorno all’874 d.C., ma non hanno mai avuto la certezza cronologica dell’inondazione lavica di Eldgja, la più grande eruzione che ha colpito l’Islanda negli ultimi millenni. Conoscere questa data è stato cruciale perché, secondo gli scienziati, l’eruzione, che avrebbe scatenato sulla Groenlandia ben 20 km cubi di materiale eruttivo, sembra che abbia avuto un impatto enorme anche sugli insediamenti islandesi.

I ricercatori hanno esaminato i carotaggi effettuati in zone completamente ghiacciate, dimostrando che l’eruzione sia avvenuta meno di 100 anni dopo che le persone hanno colonizzato l’isola. Il vulcano, dunquue, ha iniziato a scatenare la propria lava nella primavera del 939 d.C. , protraendosi, almeno episodicamente, fino all’autunno del 940!

Il capo della spedizione di ricerca, Clive Oppenheimer, professore di vulcanologia presso l’Università di Cambridge, in Inghilterra, ritiene che l’eruzione sia avvenuta esattamente all’interno del ciclo di vita delle prime due o tre generazioni di coloni islandesi e le prime ondate di migranti in Islanda potrebbero aver assistito al catastrofico spettacolo naturale.

I risultati dello studio combaciano con le cronache medievali di Irlanda, Germania e Italia che hanno annotato la diffusione di una nebbia nel 939. Inoltre, li studi dendrocronologici sugli anelli degli alberi hanno rilevato che nel 940 d.C., l’emisfero settentrionale ha avuto una delle estati più fredde nei precedenti 1500 anni, un cambiamento climatico coerente con il rilascio di grandi quantità di zolfo vulcanico nell’atmosfera.

Anche il co-ricercatore Markus Stoffel, professore nel Dipartimento di Scienze della Terra presso l’Università di Ginevra, in Svizzera, ritiene che nel 940 il raffreddamento estivo è stato più pronunciato in Europa centrale, in Scandinavia, sulle Montagne Rocciose canadesi, in Alaska e in Asia centrale, provocando temperature medie estive inferiori di ben 2 gradi Celsius. A questo sono seguiti inverni rigidi e siccità in primavera e in estate, locuste che hanno invaso i raccolti e corposa mortalità tra il bestiame. Anche se la carestia non ha colpito dappertutto, numerose cronache tedesche, iraqene e, addirittura, cinesi, raccontano di fame e vasta mortalità tra la popolazione.

Tuttavia, nessun testo islandese è sopravvissuto o narra di quell’infausto periodo: due generazioni dopo l’eruzione di Eldgjá, ​​intorno all’anno 1000, il popolo islandese si è formalmente convertito al Cristianesimo e, secondo i ricercatori, il Voluspá, scritto intorno al 961 d.C., dopo le eruzioni, descrive come un’evento catastrofico avrebbe segnato la fine degli dei pagani e che sarebbero stati sostituiti da un unico dio.

Da una traduzione si legge: “[…] il sole inizia a diventa nero, la terra sprofonda nel mare, le stelle brillanti si diffondono dal cielo, […], la fiamma vola alta contro il cielo stesso, […]”.

Ovviamente le eruzioni di Eldgjá, che risalgono a prima della stesura del poema, sono state sicuramente redatte da Islandesi che hanno assistito al terribile spettacolo e, guardando indietro agli eventi, hanno scritto il poema con lo scopo di stimolare la Cristianizzazione dell’Islanda nella seconda metà del X secolo.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Climatic Change.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Live Science

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