mercoledì, 16 Ottobre 2024
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DALLE PERLE DI MUST FARM, INGHILTERRA ORIENTALE, TRACCE PREZIOSE DELL’ETA’ DEL BRONZO INGLESE

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I manufatti più piccoli, a volte, possono rivelare connessioni culturali sorprendentemente distanti. Nel 2015, gli archeologi hanno iniziato a scavare uno dei siti più affascinanti dell’Inghilterra, l’insediamento britannico dell’Età del Bronzo (2500-800 A.C. ) noto come Must Farm.

Questo villaggio di circa 60 abitanti nell’Inghilterra orientale fu costruito intorno all’850 a.C. e, dopo appena un anno circa, bruciò e fu preservato quasi intatto grazie alle condizioni prive di ossigeno prodotte dalle alluvioni fluviali e fangose in cui sprofondò. Gli archeologi hanno esplorato il sito con urgenza perché la società di mattoni proprietaria del terreno progettava di aprire una cava di argilla, proprio nel sito.

I ricercatori hanno rapidamente portato alla luce cinque abitazioni circolari complete e i resti di una serie di piccoli ponti di legno. posti a circa due metri  appollaiate a sei piedi sopra un fiume ormai secco, il tutto circondato da una recinzione alta circa due metri e composta da pali a punta. Hanno anche scoperto una vasta gamma di utensili e armi in metallo, più di 100 vasi e ciotole di ceramica e legno, alcune contenenti ancora porridge, la più bella collezione britannica di tessuti dell’Età del Bronzo e persino una ruota di legno di circa un metro di diametro.

Le pressioni  effettuate per completare gli scavi di salvataggio e la minaccia alla pletora di reperti che sono stati esposti all’aria, e quindi alla decomposizione, per la prima volta in quasi tre millenni, gli archeologi potrebbero aver perso 56 piccole perle sparse nel sito.

La maggior parte delle perle sono di vetro blu e verde, la più grande collezione di perle di vetro rinvenute in un sito dell’Età del Bronzo in Gran Bretagna, mentre il resto è di ambra, siltite, scisto, stagno e faience o terracotta smaltata con stagno. Da quando le perle sono state portate alla lcue, gli archeologi hanno utilizzato le tecniche più sofisticate disponibili per determinarne la provenienza, e i risultati sono stati sorprendenti.

Se gli abitanti di Must Farm si procuravano il cibo che mangiavano e la maggior parte dei materiali che usavano era il frutto di materie prime locali, tutte le perle provenivano da una certa distanza e  la maggior parte aveva viaggiato per migliaia di miglia.

Secondo l’archeologa Alison Sheridan del National Museums Scotland, le perle di scisto, che probabilmente un tempo facevano parte di una collana, provenivano dal Dorset, sulla costa meridionale dell’Inghilterra, e anche la perla di siltite era di origine inglese. La perla di ambra era probabilmente stata realizzata in Irlanda utilizzando ambra importata dalla Danimarca. Anche questa, probabilmente, un tempo faceva parte di una collana. La perla di stagno proveniva dalla Svizzera e la perla di faience dall’Egitto o dalla Mesopotamia.

Le perle di vetro avevano viaggiato da più lontano: secondo l’archeologo Julian Henderson dell’Università di Nottingham, è davvero straordinario che tutte le perle di vetro, tranne una, o almeno il vetro usato per realizzarle, provenissero originariamente dall’Iran. Le perle venivano importate nei siti della tarda Età del Bronzo in Europa come parte di reti commerciali internazionali, ma fino ad ora si pensava che le reti includessero l’Iran.

Le comunità della tarda Età del Bronzo avevano ricchi collegamenti con il resto del mondo tramite ampie reti di contatti, secondo la Sheridan, e Must Farm non dovrebbe essere vista come una specie di mercato o centro di scambio di beni. I suoi abitanti dovrebbero essere visti come individui cosmopoliti e molto ben inseriti che potevano accedere a oggetti esotici da diverse località.

Hanno mescolato alcune delle perle importate per creare una collana composita, con l’ambra, la siltite e una delle perle di scisto come elemento centrale, affiancata da alcune perle di vetro. Questa collana sarebbe stata molto suggestiva, con le perle di vetro e ambra lucide e traslucide che brillavano alla luce del sole e il prestigio di questa serie di oggetti esotici non dovrebbe essere sottovalutato.

Sebbene le reti che trasportavano le perle a una distanza così ampia fossero estese, i collegamenti non erano diretti. Sheridan ritiene che una perla realizzata in Irlanda utilizzando ambra dalla Danimarca non viaggiava direttamente a Must Farm ma se una collana si fosse rotta nel tempo, le sue perle avrebbero potuto essere tramandate come doni preziosi.

L’ambra sarebbe stata molto apprezzata e il suo colore giallastro e la sua traslucenza la facevano brillare alla luce intensa, evocando il sole, lasciando pensare che avesse proprietà magiche perché era elettrostatica, calda al tatto e in grado di galleggiare e, normalmente, bruciare.

Secondo Sheridan, è davvero notevole che la perla d’ambra di Must Farm sia sopravvissuta alla conflagrazione è davvero notevole, come è altrettanto straordinario che le perle di vetro siano state trasportate attraverso tali distanze dopo quello che gli studiosi concordano essere stato un periodo drammatico di crollo sociale e culturale in Grecia, Egitto, Mesopotamia e Anatolia a partire da circa il 1200 a.C.

Henderson osserva che non si sarebbero mai aspettati che ci fossero contatti con l’Iran dopo il crollo delle strutture sociali, economiche e rituali, così come le perle sono realizzate in un tipo di vetro mai visto prima in Gran Bretagna; quarantanove di queste perle di vetro all’avanguardia hanno trovato la loro strada per oltre 4.500 fino a Must Farm.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Must Farm Project

Protostoria inglese

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