Un nuovo interessante studio mostra come i cacciatori del Paleolitico siano riusciti a soggiornare nella parte più fredda del Nord Europa piuttosto che migrare per sfuggire alle gelide condizioni invernali. Le prove sono giunte dal rinvenimento di ossi di volpe artica di cui si nutrivano i gruppi umani che vivevano circa 27.500 anni or sono nelle inospitali pianure dell’Europa settentrionale, durante i mesi invernali dell’ultima era glaciale.

I ricercatori non hanno trovato resti di abitazioni, suggerendo che le persone rimasero solo per un breve periodo vivendo in ripari momentanei. La ricerca è avvenuta presso il sito di Kraków Spadzista, nella Polonia meridionale, uno dei più grandi siti del Paleolitico superiore dell’Europa centrale.

Fino ad oggi non è stato chiaro se i gruppi umani si spostassero altrove nel periodo invernale per evitare il freddo intenso. Secondo Alexander Pryor, dell’Università di Exeter, nell’Inghilterra sud-occidentale, che ha condotto lo studio, la ricerca mostra che i freddi e rigidi climi invernali dell’ultima era glaciale non erano un ostacolo all’attività umana nella zona. I cacciatori hanno fatto scelte molto specifiche su dove e quando cacciare le loro prede.

I gruppi umani di Kraków Spadzista di circa 27.500 anni avrebbero anche cacciato e ucciso un gran numero di mammut lanosi, oltre alle volpi artiche, nei dintorni del sito di riferimento. Per la prima volta, il team di ricerca è stato in grado di ricostruire i dettagli di come le volpi si muovevano nel paesaggio prima di finire nelle trappole umane e anche in quale periodo dell’anno siano morte, analizzando la chimica interna e le strutture di crescita dello smalto dei denti e le loro radici.

L’analisi dei denti di quattro delle 29 volpi cacciate mostra che ognuna era nata e cresciuta in un luogo diverso ed era migrata per centinaia di chilometri nella regione prima di cadere nelle trappole dei cacciatori paleolitici che ne sfruttavano la loro spessa pelliccia calda e carne e grasso per il nutrimento. Le prede sarebbero state condotte al sito per essere scuoiate e macellate.

L’analisi del cemento dentale di almeno 10 individui di volpe dimostra che la maggior parte è stata uccisa tra la fine dell’inverno e la tarda primavera, molto probabilmente a fine inverno. Le volpi avevano un’età variabile, da sub-adulta a molto anziana.

Oltre 2.400 ossa di volpe artica sono state trovate a circa 30 metri a sud di un’enorme concentrazione di ossa di oltre 100 singoli mammut lanosi, in un’area utilizzata per la produzione di strumenti litici e la macellazione dei piccoli animali predati.

Lo studio suggerisce che la volpe artica abbia colonizzato l’area perché si spostava su lunghe distanze stagione dopo stagione, cosa che compie ancora oggi, per trovare cibo.

Pryor ritiene che grazie alla pelliccia della volpe artica, che raggiunge la lunghezza completa intorno all’inizio di dicembre e perde vigore all’inizio della primavera, grazie alle notevoli riserve di grassi corporei che sono maggiori dal tardo autunno per tutta la stagione invernale e non iniziano a impoverirsi fino all’inizio della primavera, i cacciatori abbiamo volutamente preso di mira le volpi nel tardo periodo invernale che migravano in quel territorio, adottando una vera e propria strategia di approvvigionamento deliberata e organizzata piuttosto che una semplice caccia accidentale!

L’analisi dei denti, inoltre, suggerisce che i cacciatori fossero impegnati nella caccia invernale su larga scala di volpi artiche solitarie che occupavano gran parte del territorio attorno a Kraków Spadzista. Il sito è stato, dunque, utilizzato come una sorta di campo per mantenere la base delle partenze della caccia e per la lavorazione delle pelli.

Kraków Spadzista è uno dei siti popolati più a nord dell’Europa centrale durante il Tardo Gravettiano, quando gran parte della regione delle pianure settentrionali era già stata abbandonata e la temperatura media annuale si aggirava tra -1,0° C e +4,3° C.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini