mercoledì, 11 Giugno 2025
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ANTICHI GENOMI RIVELANO ASCESA E CADUTA DELLA CIVILTA’ MAYA

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I resti umani deposti nella necropoli maya di Copán avrebbero rivelato nuovi indizi sulla caduta, ma non sulla decimazione totale, della Civiltà Maya. Uno studio sui genomi di sette individui del Periodo classico Maya (dal 250 al 900 d.C.) di Copán, nell’attuale Honduras occidentale, ha dimostrato che la popolazione si è ridotta drasticamente a partire da 1.200 anni fa.

Il coautore dello studio. Shigeki Nakagome, docente associato di medicina genomica al Trinity College di Dublino ritiene che i risultati della ricerca indicano un declino nelle dimensioni della popolazione maya, aprendo un nuovo scenario proposto dagli archeologi secondo cui la popolazione diminuì ma non si estinse completamente.

Nakagome e colleghi hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista Current Biology e, nel loro studio, hanno indagato l’ipotesi che a Copán il potere fosse stato assunto da estranei alla fine del 420 e hanno esplorato come le interazioni tra locali e non locali abbiano generato cambiamenti sociali e culturali in questo importante centro maya, provocando una severa caduta della civiltà

Copán era un’importante capitale situata all’estremità sud-orientale del territorio maya, fungendo da sorta di crocevia tra l’America centrale e meridionale. La dinastia reale che governò per quattro secoli fu fondata a Copán nel 426 d.C. da un uomo noto come K’inich Yax K’uk’ Mo’, che secondo le iscrizioni era un forestiero. Precedenti analisi genomiche e isotopiche di scheletri provenienti da altri siti maya hanno suggerito che la migrazione e il flusso genico fossero comuni, ma la natura di tale mescolanza genetica a Copán non era mai stata studiata prima.

Basandosi sul sequenziamento dei genomi di sette persone sepolte a Copán, i ricercatori hanno scoperto che le persone avevano tutte linee materne diverse. Due maschi, tuttavia, appartenevano alla stessa linea cromosomica Y e furono sepolti insieme: un maschio in una ricca sepoltura era un possibile sovrano dinastico e l’altro maschio era un potenziale sacrificio.

Gli uomini non erano strettamente imparentati: Nakagome ritiene che, sebbene il sovrano dinastico e l’individuo sacrificato condividano lo stesso aplogruppo del cromosoma Y, non ci sarebbe alcuna parentela. La discendenza condivisa dagli uomini, invece, è comune tra le attuali popolazioni indigene americane.

Confrontando i sette genomi antichi con genomi precedentemente sequenziati in Siberia e nelle Americhe, i ricercatori hanno trovato solide prove di continuità genetica nella regione maya dal tardo periodo arcaico, all’incirca dal 3700 a.C. al 1000 a.C., fino ai giorni nostri. Questi dati genetici suggeriscono, secondo i ricercatori, la persistenza duratura di antenati locali nella regione maya.

Hanno anche scoperto che durante il Periodo Maya Classico ci fu un afflusso di persone con origini messicane degli altopiani, probabilmente provenienti da altri siti maya come Chichén Itzá. Questi individui esterni, forse membri della dinastia regnante di Copán, si sarebbero mescolati con la popolazione locale, creando una popolazione con due principali ascendenze.

Approfondendo l’analisi dei dati genomici dei sette individui, i ricercatori sono stati in grado di stimare le dimensioni della popolazione maya in momenti specifici. Secondo il loro modello, la popolazione nella regione Maya sembra aver registrato una crescita significativa in termini di dimensioni effettive, raggiungendo circa 19.000 individui intorno al 730 d.C. L’aumento potrebbe essere correlato all’avvento della coltivazione del mais, che avrebbe potuto sostenere una popolazione più numerosa. Successivamente, le dimensioni della popolazione sarebbero iniziate a diminuire intorno al 750 d.C., in coincidenza con l’inizio della caduta della Civiltà maya classica.

Sebbene la popolazione sia drasticamente diminuita con la caduta del sistema politico maya, alla fine i ricercatori hanno trovato riscontro nella loro analisi circa la persistenza della popolazione nel tempo. La continuità genetica osservata nello studio supporta l’idea che la popolazione non sia stata sostituita da un altro gruppo dopo il collasso: infatti, i genomi degli oltre 7 milioni di maya attuali sono strettamente correlati ai genomi degli antichi Maya!

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Irish Indipendent

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