sabato, 20 Aprile 2024
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AMORI E GUERRE DEI CROCIATI

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Il primo studio genetico su antichi resti umani ritenuti appartenenti ai Crociati conferma che i celebri guerrieri viaggiavano dall’Europa occidentale verso il vicino Oriente, dove avvenivano mescolanze razziali, si creavano famiglie con la popolazione locale e morivano nelle famose battaglie raccontate dalla storia.

I ricercatori del Wellcome Sanger Institute hanno analizzato il DNA antico estratto da nove scheletri risalenti al XIII secolo rinvenuti in una singolare tomba a pozzo a Sidone, in Libano.

Il pozzo dei Crociati

I risultati, pubblicati sulla rivista American Journal of Human Genetics confermano che seppur i Crociati si mescolavano con le popolazioni locali e le reclutavano alla loro causa, la loro presenza genetica nella regione era di breve durata.

Le Crociate sono state una serie di guerre religiose, combattute tra il 1095 e il 1291, in cui gli invasori cristiani cercarono di reclamare la Terra Santa di Palestina ai possedimenti islamici. È noto come la nobiltà europea abbia guidato le Crociate, ma le fonti storiche sono carenti nei dettagli sui soldati delle truppe regolari che hanno viaggiato, vissuto e morte nel vicino Oriente.

Negli ultimi anni, gli archeologi hanno scoperto 25 scheletri risalenti al XIII secolo all’interno di una fossa funeraria a Sidone, in Libano. Tutti quelli che si trovavano nella fossa erano di sesso maschile ed erano stati violentemente uccisi durante una battaglia, come testimoniano le ferite riscontrate sui loro crani e altre ossa. I loro corpi erano stati gettati nella fossa/pozzo e bruciati.

Nelle vicinanze, è stato rinvenuto anche un teschio isolato: questa potrebbe essere stata usata come proiettile catapultato nel campo avversario, per diffondere malattie o ridurre il morale, mostrando la brutalità dei campi di battaglia.

I reperti trovati accanto agli scheletri nella fossa, come le fibbie delle scarpe di matrice europea, una moneta e un’analisi di datazione al carbonio 14 di un reperto biologico, hanno portato gli archeologi a credere che i resti umani appartenessero a Crociati.

Nel nuovo studio, i ricercatori del Wellcome Sanger Institute hanno prodotto sequenze dell’intero genoma del DNA degli scheletri rinvenuti, confermando la tesi degli archeologi: erano Crociati.

Il team riferisce che tre individui erano europei di origini diverse, tra cui Spagna e Sardegna; altri quattro individui erano di origini simili a quelle del Vicino oriente e, con molta probabilità, appartenenti a reclute locali ingaggiate per le varie battaglie; altri due individui avevano origini genetiche miste, suggerendo che fossero i discendenti di relazioni tra i Crociati e donne del Vicino oriente.

Chris Tyler-Smith, del Wellcome Sanger Institute, conferma, dunque, che la genomica offre una visione senza precedenti del passato e mostra nuovi aspetti dei Crociati provenienti dall’Europa occidentale, tra cui la possibilità di reclutare uomini locali per le varie diatribe militari, ma anche la possibilità di unirsi carnalmente con le donne delle zone attraversate e conquistate.

Tuttavia, i ricercatori ritengono che l’influenza dei Crociati nella regione sia stata di breve durata dal momento che le tracce genetiche europee sono insignificanti nelle persone che vivono in Libano oggi.

Nel sequenziare il DNA degli individui che vivevano in Libano 2000 anni fa, durante il periodo romano, molto prima delle Crociate, i ricercatori hanno scoperto che la popolazione libanese di oggi è geneticamente simile ai libanesi “romani”, suggerendo che le Crociate non abbiano avuto un impatto duraturo sulla genetica libanese.

Marc Haber, del Wellcome Sanger Institute, conferma, quindi, che i Crociati hanno viaggiato nel vicino Oriente, hanno avuto rapporti con la popolazione locale, i cui figli generati si sono uniti a loro per combattere la causa cristiana. Al termine dei combattimenti, la generazione mista si è unita con la popolazione locale e le tracce genetiche dei Crociati sono state rapidamente perse.

Nello studio, il team ha lavorato con gli archeologi nel sito del progetto Sidon Excavation e le ossa di nove degli scheletri rinvenuti in Libano sono stati trasferiti in un laboratorio di Cambridge per lo studio del DNA.

In questi laboratori, piccole porzioni del DNA, sopravvissuto agli 800 anni di sepoltura, sono state estratte dall’osso temporale nei crani e in un ambiente di lavoro ultra-sterile, per prevenire la contaminazione dei campioni con il DNA degli studiosi, sono state effettuate tutte le ricerche necessarie.

Gli antichi campioni di DNA sono stati particolarmente difficili da estrarre e sequenziare a causa del processo di combustione a cui sono stati sottoposti i cadaveri e poi sepolti in un clima caldo e umido, dove il DNA si degrada rapidamente. I recenti progressi nella tecnologia di estrazione e sequenziamento del DNA hanno reso possibile, però, lo studio del DNA antico e danneggiato.

Claude Doumet-Serhal, direttore del sito di scavo di Sidone in Libano, ha fortemente voluto questo tipo di ricerca affinché potessero essere scoperte le identità genetiche degli individui che vivevano nel Vicino oriente durante le Crociate. Solo fino a cinque anni fa, ricorda, studi come questo non sarebbero stati possibili.

L’unione di archeologi e genetisti crea un’incredibile nuova opportunità di interpretare eventi significativi nel corso della storia.

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: American Journal of Human Genetics

Vicino oriente

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