venerdì, 29 Marzo 2024
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“TOMBA DEL BAMBINO VAMPIRO” IN NECROPOLI ROMANA

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La scoperta sensazionale dei resti scheletrici di un corpo di un bambino di circa dieci anni nel sito di una necropoli romana nel comune di Lugnano in Teverina, in Umbria, suggerisce quali fossero le misure per impedire che il bambino, probabilmente infetto da malaria, risalisse dai morti e diffondesse la malattia  tra i vivi.

I resti scheletrici, scoperti dagli archeologi dell’Università dell’Arizona e della Stanford University, insieme ad archeologi italiani della Soprintendenza archeologia dell’Umbria, comprendevano un teschio con un frammento di pietra inserito intenzionalmente nella bocca. I ricercatori ritengono che la pietra potrebbe essere stata collocata lì come parte di un rituale funebre progettato per arginare la malattia e il corpo stesso…

La scoperta di questa inusuale sepoltura è stata realizzata durante la scorsa nel sito umbro dove il team della UA, condotto dall’archeologo David Soren, realizza scavi archeologici dal 1987.

Soren, docente alla School of Anthropology e del Department of Religious Studies and Classics è alquanto sbalordito per l’inquietante e strana scoperta. La scoperta è stata realizzata presso la cosiddetta Necropoli dei Bambini che risale alla metà del V secolo d.C. quando una micidiale epidemia di malaria spazzò la zona, uccidendo molti bambini e neonati. I corpi delle giovani vittime furono deposti nel sito di la villa romana abbandonata di Poggio Gramignano, originariamente costruita alla fine del I secolo a.C.

Finora, gli archeologi, oltre al resto della villa, hanno indagato anche sulla necropoli credendo che fosse designata solo per neonati, bambini piccoli e feti non nati: nelle precedenti sepolture indagate, oltre 50, una bambina di 3 anni è stata identificata come la più grande.

Secondo gli studiosi, la scoperta del bambino di 10 anni, la cui età è stata determinata in base allo sviluppo dentale ma il cui sesso è ancora da identificare, suggerisce che la necropoli possa essere stata utilizzata anche per i bambini più grandi: esistono ancora sezioni della necropoli da scavare non abbiamo ancora scavato che potrebbero rivelare ulteriori sorprese.

E’ indubbio che la scoperta è una fucina di informazioni per molti ricercatori sia sulla devastante epidemia di malaria che ha colpito il territorio dell’Italia centrale circa 1.500 anni fa, sia sulla risposta della comunità a una simile catastrofe.

L’unicità della necropoli infantile di Lugnano in Teverina, dunque, non è solo data dalla presenza dell’unicum del bambino con la pietra posta nella sua bocca, ma dalla necropoli stessa, riservata solo ai bambini.

In precedenti scavi presso la medesima Necropoli dei bambini, gli archeologi hanno trovato ossa di neonati e bambini accanto a oggetti rituali come corpi di corvi, ossa di rospo, calderoni di bronzo pieni di cenere e resti di cuccioli che sembrano essere stati sacrificati, tutti oggetti comunemente associati alla stregoneria e a rituali magici. Inoltre, il corpo della bambina di 3 anni aveva pietre che le appesantivano mani e piedi, una pratica usata da diverse culture nel corso della storia per tenere il defunto all’interno della propria tomba.

Come nelle abitudini religiose di ogni popolo adorante una o più divinità, anche i Romani erano molto superstiziosi e preoccupati degli eventi catastrofici che li circondavano, fino al punto di impiegare la stregoneria per impedire che il male, o qualunque cosa potesse contaminare un corpo vivente, potesse venir fuori.

Il “male”, nel caso delle bambine e dei bambini scoperti a Lugnano, era la malaria e i test scientifici operati su molte delle ossa rinvenute supporta la teoria. I resti del corpo del bimbo di 10 anni ancora sono stati sottoposti a test del DNA, ma il suo cranio presenta tracce di un ascesso a un dente, un effetto collaterale della malaria, suggerendo che anche lui sia caduto vittima della malattia.

La sepoltura del bimbo di 10 anni è delle cinque scoperte al cimitero durante l’estate. Il corpo è stato trovato adagiato sul lato sinistro in una tomba coperta da due grandi tegole poggiate sul muretto perimetrale, una tomba alla cappuccina tipica dell’Italia romana.

La posizione aperta della mascella del bambino, che non si sarebbe aperta naturalmente durante la decomposizione con il corpo posizionato su un lato, suggerisce che la pietra è stata intenzionalmente inserita nella bocca dopo la morte e i segni dei denti sulla superficie della pietra, secondo gli antropologi, forniscono un’ulteriore prova del fatto che sia stata posta intenzionalmente.

Sepolture simili sono state documentate in altri luoghi e in epoche differenti: a Venezia, una donna del XVI secolo, soprannominata la “Vampiro di Venezia”, è stata trovata con un mattone in bocca nel 2009; nel Northamptonshire, in Inghilterra, nel 2017, un maschio adulto di III/IV secolo d.C., è stato trovato sepolto a faccia in giù con la lingua rimossa sostituita con una pietra.

Questi tipi di sepolture sono impropriamente indicate come sepolture di vampiro, poiché associati alla convinzione che i morti potrebbero risorgere e cercare di diffondere morbi o malattia ai vivi.

Gli archeologi torneranno a Lugnano la prossima estate per completare gli scavi del cimitero e saperne di più su un periodo particolare della storia e le necropoli forniscono un chiaro spaccato sulle vite, sulle credenze e sulle speranze delle persone.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Università dell’Arizona 

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