venerdì, 29 Marzo 2024
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STUDI FORENSI SULLA SINDONE DI TORINO

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La Sindone di Torino, il lenzuolo di lino conservato nel Duomo di Torino e sulla quale è visibile l’immagine di un uomo che porta segni interpretati come dovuti a maltrattamenti e torture, indicato, da alcuni, come il lenzuolo funebre del Cristo, da altri, come un falso medievale, è stato oggetto di un nuovo studio che ha utilizzato moderne tecniche forensi che suggerisco che le macchie di sangue sul sudario sono completamente irrealistiche, confermando la tesi che si tratti di un falso!

La Sindone di Torino  è un antico lenzuolo di circa 4,4 metri di lunghezza per 1,1 metri che porta l’immagine di quello che sembra essere il corpo di un uomo crocifisso. In mostra presso la Cattedrale di San Giovanni Battista a Torino, è uno dei molti sudari che si sono avvicendati nel corso dei secoli per essere l’unico vero lenzuolo funebre di Gesù Cristo.

Nel 1988, gli scienziati hanno datato le origini della Sindone tra il 1260 e il 1390 d.C., grazie a complesse analisi di laboratorio in Svizzera, Inghilterra e Stati Uniti usando le tecniche di datazione al carbonio 14, sostenendo che si tratti di una mera imitazione, poiché si pensa che la vita di Gesù sia giunta al termine nel secondo quarto del I secolo d.C. 

Per aiutare a far luce su questa controversia, alcuni ricercatori si sono sforzati di utilizzare moderne tecniche forensi proprio sulla Sindone. Si sono concentrati sulle macchie di sangue dalle presunte ferite di crocifissione presenti sul lino, con lo scopo di ricostruire la posizione più probabile delle braccia e del corpo all’interno del sudario. Lo studio, realizzato dall’antropologo forense Matteo Borrini e dal chimico Luigi Garlaschelli, è stato pubblicato sul Journal of Forensic Sciences.

Gli scienziati hanno applicato il sangue, sia umano che sintetico, a un volontario vivo per vedere come il sangue scorresse in rivoli lungo la sua pelle mentre giaceva con le braccia e il corpo in varie posizioni. Inoltre, Gesù fu presumibilmente trafitto nella parte costale del busto con la Santa Lancia mentre era ancora appeso sulla croce, secondo il Vangelo di San Giovanni. Per imitare una ferita da lancia, i ricercatori hanno infilato una spugna su un’asse di legno appuntito, inzuppato la spugna di sangue sintetico e hanno conficcato questa lancia sul lato di un manichino per verificare come il sangue scorresse lungo il corpo. Alla fine hanno confrontato tutti questi schemi di macchie di sangue con quelli presenti sul sudario.

Matteo Borrini, antropologo forense della Liverpool John Moores University, ha scoperto che, esaminando tutte le macchie di sangue sulla Sindone, queste non possono essere vere macchie di sangue prodotte su un soggetto che è stato crocifissa e poi deposto in una tomba, ma sarebbero state realizzate a mano dall’artista che ha creato la Sindone!!

Per esempio, due brevi rivoli del sangue sul dorso della mano sinistra del sudario sono compatibili solo con una persona in piedi con le braccia a un angolo di 45 gradi. Inoltre, le macchie di sangue sull’avambraccio trovate sulla Sindone corrispondono a una persona in piedi con le braccia quasi verticalmente. Una persona non potrebbe essere in queste due posizioni contemporaneamente.

Gli scienziati hanno scoperto che le macchie di sangue sulla parte anteriore del torace corrispondono a quelle della ferita di una lancia. Tuttavia, le macchie sulla parte bassa della schiena, che presumibilmente provenivano dalla ferita di lancia mentre il corpo era posizionato sul dorso, sono completamente irrealistiche.

Borrini conferma che se si analizzano le macchie di sangue nel loro insieme presenti sulla Sindone, proprio come si farebbe quando si lavora in una scena del crimine, ci si rende conto conto che si contraddicono a vicenda, confermando l’origine artificiale di queste macchie e del sudario. Questa ricerca mostra, dunque, secondo Borrini, come sia possibile applicare tecniche forensi non solo a nuovi casi, ma anche a “misteri antichi.

CSI docet…

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Journal of Forensic Sciences

 

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