venerdì, 29 Marzo 2024
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LE GROTTE DI ALTAMIRA, SPAGNA – prima parte

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La Grotta di Altamira, una delle Cappelle Sistine del Paleolitico, sono quanto meglio possa mostrarci quella che è denominata arte rupestre.

Marcelino Sanz de Sautuola, un proprietario terriero spagnolo e archeologo dilettante, fu affascinato da ciò che vide all’esposizione universale di Parigi nel 1878. I reperti preistorici in mostra dominavano i suoi pensieri durante il suo ritorno alla tenuta di campagna vicino alla città medievale di Santillana del Mar, vicino alla costa settentrionale della Spagna.

Quei reperti, però, immediatamente gli fecero tornare il ricordo di numerosi frammenti di ossa che aveva visto in una grotta locale, qualche anno prima. Sautuola e la sua giovane figlia, Maria, visitarono nuovamente la Grotta di Altamira l’estate dopo la visita a Parigi, nel 1879.

Durante al visita, la bambina esplorò alcuni passaggi da sola e riuscì a scoprire qualcosa di stupefacente: alla luce di una semplice lampada a petrolio, vide vivaci dipinti di animali che coprivano tutto il tetto della grotta. Maria aveva trovato una serie di raffigurazioni anche in una camera laterale nel complesso di passaggi, negli oltre duecento metri di lunghezza delle grotte.

Un’ulteriore esplorazione della grotta fece scoprire altri ambienti decorati con dipinti di bisonti, cavalli, cervi e molti altri animali.

Oggi gli studiosi hanno stabilito che la maggior parte delle opere d’arte nella caverna è databile tra i 14.000 e 17.000 anni or sono. Designata patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 1985, Altamira contiene anche alcuni dei più antichi dipinti dell’Età della Pietra mai rinvenuti e risalenti a oltre 35.000 anni fa. Ma la scoperta iniziale fu accolta con scetticismo e ci vollero anni affinché il mondo accettasse la meraviglia del luogo.

Dal momento della sua scoperta, Sautuola era convinto che l’opera era antica, ma la sua gioia fu di breve durata. Il IX Congresso Internazionale di antropologia e archeologia preistorica, tenuto nel 1880 a Lisbona, esaminò le sue scoperte nella grotta. Guidati dall’archeologo francese Emile Cartailhac, i delegati respinsero ogni idea che questa arte potesse essere probabilmente paleolitica.

Lo scetticismo degli accademici non era sorprendente. Decorazioni di questa età e questa qualità non erano mai stati visti prima. Se fossero genuini, avrebbero presentato una grande sfida alle supposizioni esistenti sulle popolazioni preistoriche.

L’arte rupestre di Altamira impiega una vasta gamma di tecniche artistiche ritenute troppo complesse per l’era paleolitica. L’uso della prospettiva, la creazione di pigmenti usando acqua o miscele di grassi e l’uso di uno strumento simile a un pennello, sembravano troppo avanzati per coloro che si credeva fossero persone poco avvezze alle decorazioni artistiche.

Gli studiosi furono colpiti da come i dipinti sembravano vivaci e freschi, troppo incontaminati, non macchiati di grasso o fuliggine. L’ingegnere e storico francese Edouard Harlé fu inviato ad Altamira per volere dei delegati a visitare la grotta con lo stesso Sautuola. Nel 1881 anche Harlé negò l ‘autenticità dei dipinti in un suo rapporto pubblicato.

Amaramente deluso dallo scetticismo degli archeologi, Sautuola subì più umiliazioni quando  venne accusato di aver ingaggiato un artista locale per creare detta elaborata mistificazione. Alcuni studiosi arrivarono al punto di sospettare che i dipinti di Altamira fossero stati messi in scena per screditare gli archeologi.

Tra il 1890 e il 1901, numerose altre scoperte di arte rupestre in Europa hanno iniziato a gettare dubbi sulle attitudini degli studiosi. Le grotte di La Mouthe, Pair-non-Pair, Les Combarelles, Mas d’Azil e Font-de-Gaume, scoperte in Francia, contenevano opere preistoriche meravigliose e non sembravano dei falsi. Le dichiarazioni concrete degli scettici cominciarono ora a sembrare traballanti. L’ondata di altri manufatti rinvenuti in Europa ha confermato che esistevano gruppi umani che vivevano decorosamente nell’ultimo periodo glaciale, in luoghi come le Grotte di Altamira, che erano in grado di creare vere e proprie opere d’arte.

Nuovi dubbi si formarono su Altamira e le prime tesi iniziarono a vacillare. Cartailhac fu in seguito costretto ad accettare l’autenticità dei notevoli dipinti nella grotta spagnola e nel 1902 pubblicò persino un articolo, “The Mea Culpa of a Skeptic”, ammettendo il suo errore nel respingere le creazioni di Altamira e includendo una sincera serie di scuse per Sautuola.

Arroccato sul bordo di una collina, l ‘ingresso alla Grotta di Altamira offre una vista su una rigogliosa valle ricca di colorati terreni agricoli. Al di là, a pochi chilometri di distanza, si trova la rocciosa costa atlantica. Ma il paesaggio di oggi sarebbe quasi irriconoscibile per coloro che per primi abitarono, e in seguito decorarono, questa straordinaria caverna.

Il periodo del Paleolitico superiore iniziò intorno 40 mila anni or sono con l’arrivo dell’Homo Sapiens in Europa; si è concluso circa 10.000 anni fa, quando i ghiacciai dell’ultima era glaciale si sono sciolti. Verso la fine di questo periodo, il clima in questa parte del nord della Spagna, era molto più freddo e umido di quanto non lo sia ora. Gli animali ora estinti, come i mammut e gli uri (simili ai buoi giganti) sarebbero stati uno spettacolo comune, insieme a specie ora associate a più climi settentrionali, come le renne e le bisonte.

Le grotte  creavano un ambiente adatto per le comunità di cacciatori-raccoglitori e manufatti trovati vicino all’ingresso di Altamira indicano che la grotta fu abitata per lunghi periodi del periodo Paleolitico superiore. La vicinanza della grotta al mare avrebbe mantenuto le temperature più calde rispetto a quelle più interne, ma gli inverni sarebbero stati comunque duri. La grotta non solo soddisfava i bisogni pratici di riparo, conservazione e calore, ma sarebbe servita anche a uno scopo più astratto, un luogo per liberare l’espressione artistica dei gruppi umani che la abitavano.

I gruppi che dimoravano nella caverna usavano le sue pareti e i suoi soffitti per esprimere le loro speranze e paure quotidiane attraverso i dipinti e i disegni che lasciavano impressi.

Grotte tedesche contenenti artefatti rappresentativi della cultura aurignaziana, sviluppatasi durante il Paleolitico superiore, tra  40 mila e 10 mila anni or sono, contiene figure di animali ricavate da zanne di mammut e flauti realizzati da ossa di uccelli.

Gli archeologi hanno scoperto, inoltre, che i primi dipinti dell’umanità venivano creati anche durante questo periodo. Oltre 35.000 anni fa, qualcuno entrò nella grotta di Altamira con un pigmento giallo-arancio naturale (ocra) e acqua, e, usando le dita, tracciò varie curve parallele sul soffitto principale vicino alla bocca della caverna.

Si ritiene, infine, che le decorazioni trovate in altre grotte della stessa regione della Spagna settentrionale possano risalire a oltre 40.000 anni fa. I primi dipinti rinvenuti nella Grotta Chauvet, scoperti nelle gole dell’Ardèche, in Francia, nel 1990, potrebbero risalire a poco più tardi, circa 33.000 anni fa.

— CONTINUA–

Daniele Mancini

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