giovedì, 18 Aprile 2024
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DAL DNA PROVE DELLA MIGRAZIONE DA NORD A SUD AMERICA

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Un gruppo di ricerca internazionale ha utilizzato i dati del DNA di 49 individui di circa 10.000 anni, rinvenuti in Belize, Brasile, Ande centrali ed estremo sud dell’America del Sud, per elaborare la nuova teoria secondo la quale la maggioranza delle popolazioni del Centro e del Sud America provenivano da almeno tre diversi flussi migratori provenienti dal Nord America, a loro volta tutti derivanti da gruppi umani che attraversarono lo Stretto di Bering qualche tempo prima, circa 15.000 anni or sono.
La mappa sulle migrazioni dei genomi antichi

Secondo gli studiosi, le analisi del DNA mostrano che, all’interno dei gruppi umani più antichi, c’erano due flussi genetici, diretti dal Nord al Sud America, mai documentati, uno dei quali è stato successivamente identificato in una grande migrazione iniziata almeno 9.000 anni fa.

David Reich, genetista presso la Harvard Medical School e l’Howard Hughes Medical Institute, ritiene che il loro lavoro abbia moltiplicato il numero di genomi antichi disponibili, fornendo un quadro molto più completo della storia indigena nelle Americhe. Questo ampio ventaglio di nuovi dati rivela un’origine comune degli americani del Nord, del Centro e del Sud con almeno due scambi genetici precedentemente sconosciuti tra il Nord e il Sud America.

Secondo Reich e Cosimo Posth, archeologo del Max Planck Institute for the Science of Human History, quasi tutti gli Americani del Centro e del Sud sono nati dal primo lignaggio genetico in almeno tre rami. Questo significa che quasi tutti gli antenati del Centro e del Sud America provenivano dalla stessa popolazione di origine, con prove del DNA largamente basate sulle popolazioni attuali, evidenziando le enormi potenzialità offerte dallo studio del DNA antico.

L’analisi del genoma ha anche prodotto nuove intuizioni sulle popolazioni legate alla Cultura Clovis, una cultura preistorica nativa americana che appare per la prima volta nelle rilevazioni archeologiche del Nord America circa 13.500 anni fa fino alla fine dell’ultima era glaciale.

Le prove archeologiche dei siti di Clovis mostrano che la diffusione dei manufatti legati a quella cultura non si è estesa a tutto il Sud America. Quando i ricercatori hanno usato la tecnologia di sequenziamento del genoma per generare e confrontare i genomi di Clovis, risalente a 13000 anni or sono provenienti dal Montana, ai primissimi genomi analizzati dall’America del Sud e Centrale, risalenti a circa 9.000 e 11.000 anni fa , hanno notato un’ascendenza condivisa significativa.

Questo ha suggerito che anche i gruppi umani che diffondevano la cultura di Clovis lasciarono un grande impatto sulle popolazioni del sud che producevano utensili in pietra non specifici di Clovis!

La recente pubblicazione sottolinea che questo lignaggio correlato a Clovis ha contribuito in modo sostanziale all’identità di un gruppo umano di 9.000-10.000 anni or sono provenienti da Lagoa Santa in Brasile, contrasto l’ipotesi precedente che le popolazioni di questo sito derivino da una migrazione separata dall’Asia. Gli autori hanno anche rilevato l’affinità genetica legata a Clovis in un individuo ancora più anziano, di quasi 11000 anni fa, proveniente dal Cile e di un individuo leggermente più giovane, di circa 9000 anni, proveniente dal Belize.

Sullo studio di DNA antico proveniente dal Perù e databile a partire da circa 9000 anni fa, gli autori hanno rilevato una scomparsa quasi completa della discendenza legata alla Cultura Clovis nell’America centrale e meridionale, documentando una notevole sostituzione della popolazione. Questo ricambio della popolazione su larga scala è un processo che non è stato rilevato dagli archeologi e dagli antropologi, confermando come esempio fondamentale di come gli antichi studi sul DNA possano rivelare eventi passati che non sono stati confermati archeologicamente, ma possono stimolare nuovi lavori di ricerca archeologica.

I ricercatori hanno anche dimostrato che dopo questo importante “cambio” della popolazione, vi è stata una continuità sorprendente rispetto ad altre parti del mondo come Eurasia e Africa, con una notevole affinità tra i genomi antichi e quelli dei moderni sudamericani, ponendo nuovi interessanti tasselli sulla storia delle Americhe.

Reich confida nelle prospettive offerte dal proseguo degli studi sulla storia della popolazione americana e propone di completare la raccolta di altro materiale genetico dai siti altri siti di paesi come Colombia, Venezuela e altre parti del Brasile, per completare l’esame dell’evoluzione dei tratti genetici nel tempo.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Cell Press

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